La cucina italiana è patrimonio Unesco. E tu la chiudi con “lo spirito che spinge” 🥄➡️🥃

Certe notizie ti fanno tirare su le maniche e mettere su l’acqua per la pasta: la cucina italiana è diventata patrimonio dell’umanità.

Eh sì, non è uno scherzo: dopo anni di tortellini, litigi sulla carbonara e domeniche a impastare gnocchi con la zia, finalmente ci hanno riconosciuto quello che noi sapevamo già — che l’Italia a tavola è una cosa seria. Ma anche godereccia. Un’arte, ma fatta di mani unte, tovaglie a quadri e bicchieri che tintinnano.

(Fonte: Repubblica – “È fatta: la cucina italiana è patrimonio immateriale dell’Unesco”)


Non è solo questione di ricette

Il bello è che non hanno premiato un piatto in particolare, ma un intero modo di vivere il cibo. La cucina italiana come rituale quotidiano, come festa, come cultura tramandata più col mestolo che coi libri.

E allora a noi del Pusa è venuta una domanda spontanea: e il dopo pasto?
Perché se tutto quel ben di Dio che ci siamo mangiati è patrimonio dell’umanità, allora pure la chiusura col botto merita rispetto.


Ecco dove entra in scena l’amaro

Chiudere un pasto senza un buon amaro è come vedere un film senza i titoli di coda. Cioè, puoi farlo, ma ti perdi qualcosa.

E noi, che siamo gente di montagna e di sostanza, abbiamo pensato al Pusa Amaro Piemontese proprio per questo: per dare al palato (e al cuore) quella spinta in più dopo il pranzo della domenica, la cena tra amici, o anche solo un piatto di tajarin in solitaria.


“Lo spirito che spinge”, mica per caso

Il nostro claim non è una trovata da pubblicitari in giacca e cravatta. È una filosofia di vita.
È lo spirito che ti fa alzare per brindare, che ti fa raccontare storie mentre fuori nevica, che ti fa dire “ce ne versiamo un altro?”.
È il gusto delle erbe, dei boschi, delle mani che lo fanno — tutte cose che l’Unesco dovrebbe venire a bere, più che a studiare.


In conclusione, festeggiamo come si deve

Quindi sì, brindiamo a questa notizia: la cucina italiana è patrimonio dell’umanità, e noi siamo orgogliosi di farne parte, anche solo per quel bicchierino finale che fa alzare i sorrisi da tavola.

Perché la tavola non finisce con il dolce. Finisce con “lo spirito che spinge”.

Le parole ti hanno convinto? Il gusto ti conquisterà.

Dallo spirito che spinge… al sorso che sorprende.